Il 19 gennaio, a Roma, presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, sono stati inaugurati i nuovi spazi espositivi di Villa Poniatowski dove sono state allestite le vetrine con i reperti, prima esposti nelle sale dalla 37 alla 40, provenienti da Veio, dai centri del Latium Vetus, tra cui Alatri, e dall’Umbria. Alle 11,00 nella gremitissima saletta conferenze del Museo, Anna Maria Moretti, la storica sovrintendente dell’Etruruia Meridionale nonché ex sovrintendente archeologica di Roma, ha illustrato il processo di acquisizione, restauro ed allestimento di Villa Poniatowski, che ha portato finalmente alla realizzazione del Polo Museale Etrusco di Roma.
Villa Poniatowski prende il nome da Stanislao Poniatowski, nipote dell’ultimo re di Polonia. Stanislao, all’inizio dell’800, incaricò l’architetto Giuseppe Valadier, di trasformare la cinquecentesca Villa Cesi in Via dell’Arco Oscuro, alle pendici della collina della villa Strohl Fern, il cui attraversamento è stato dato in concessione dallo Stato Francese. Nel 1988 è stata espropriata ed acquisita appunto per accogliere l’ampliamento del vicino Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e realizzare un itinerario unico che attraversa il giardino, i sotterranei ed arrivare nelle sale espositive ai piani superiori. Con questo ampliamento emergono finalmente dai depositi corredi straordinari, sontuosi apparati funerari e preziosi oggetti come il corredo del re-sacerdote deposto nella tomba con un armamento tutto in bronzo o i principeschi oggetti della tomba della necropoli di Monte Michele, della metà del VII secolo a.C. Di nuovo allestimento è anche la Sala di Venere con i capolavori provenienti dall’Etruria che, trafugati ed illecitamente esportati, sono stati restituiti da Musei e collezionisti stranieri all’Italia. Dall’Umbria e dal Latium vetus provengono i corredi principeschi di Palestrina ricchi di ori, le decorazioni architettoniche policrome e le sculture votive di importanti santuari come quello di Satricum ed il tempio di Alatri, la suggestiva sepoltura all’interno di un tronco di quercia da Gabii, ed altri reperti da Forte Antenne, da Nemi, Lanuvio, Tivoli, Velletri. Negli spazi dell’essiccatoio delle ex Concerie riganti è stata spostata invece la Biblioteca della Soprintendenza ricca di circa 17 mila titoli.
Particolare importanza per la storia etrusca della terra frusinate hanno i frammenti esposti del tempio di Alatri.
Il tempio di Alatri
Il tempio extraurbano di Alatri fu scoperto, in località Stazza ad un chilometro a Nord dell’antica città di Aletrium, tra il monte Sacco e la località Cappuccini, fra il1882 ed il 1889. Aveva cella unica, profondo pronao ed era realizzato con blocchi di calcare. Splendide le antefisse con figura bidimensionale di Potnia Theròn (Signora degli animali) rappresentata mentre stringe tra le mani le zampe anteriori di felini rampanti. La fronte ed i lati del tempio erano costituite da lastre ornate con palmette e figure acroteriali con mostri marini. L’omogeneo complesso strutturale e decorativo è databile alla fine del III – II secolo a.C. Ad est del tempio furono ritrovati anche i resti di un edifico di servizio composto da due vani nei quali furono probabilmente deposti i materiali votivi ritrovati, consistenti in ex voto e monete di varie epoche, la più recente delle quali, di età augustea, che testimoniano una frequentazione dell’era sacra fino alla prima età imperiale.
Dopo il ritrovamento dei resti del tempio ad Alatri, Adolfo Cozza (Orvieto 4/06/1848, Roma 16/08/1910) cultore di lettere classiche, scultore, amico del ministro della Pubblica Istruzione, Direzione generale Antichità e belle arti, redattore della Carta archeologica d’Italia, collaboratore di Sacconi alla realizzazione del Monumento a Vittorio Emanuele a Roma, nel 1890, ricostruì nei giardini del Museo di Villa Giulia, una copia a grandezza naturale del tempio di Alatri, completo degli elementi decorativi fittili, un vero modello tridimensionale di insuperabile intento didattico visibile ancora oggi nel cortile del museo di Villa Giulia. Altri reperti dell’area del tempio sono visibili anche nel Museo Civico di Alatri.
*Paola D’Arpino, architetto, presidente dell’associazione “Xenia” Turismo&cultura
Le fotografie di questo articolo sono dell’archivio dell’arch. Paola D’Arpino
Avete murato la facciata del tempio di Alatri?